Esistono trattamenti chirurgici in grado di migliorare la continenza e lo svuotamento vescicale?
Gli interventi chirurgici possono essere effettuati per migliorare la funzionalità dell’apparato vescico-sfinterico e per prevenire o curare le complicanze.
Nel primo caso si tratta di interventi destinati a favorire la continenza o lo svuotamento.
Per ridurre le resistenze uretrali si può ricorrere alla resezione endoscopica dello sfintere striato (sfinterotomia) e del collo vescicale (con elevato rischio di incontinenza totale, impotenza e stenosi uretrale); per migliorare la continenza può essere impiantato uno sfintere artificiale (nelle vesciche da LMNI) o iniettate nella parete dell’uretra delle sostanze che ne aumentano lo spessore (bulking uretrale) riducendone nel contempo il lume.
A nostro avviso, comunque, è sempre necessario iniziare con il trattamento conservativo ed al paziente devono essere illustrati i rischi e le conseguenze a cui potrà andare incontro dopo l’intervento chirurgico.
Il trattamento chirurgico, invece, si impone in caso di complicanze a carico dei reni: vengono proposte tecniche che riducono le resistenze uretrali o la pressione all’interno del serbatoio detrusoriale. Queste ultime sono comunque da preferirsi, rispetto alla sfinterotomia, in quanto non determinano incontinenza: nell’intervento di ampliamento vescicale (cistoplastica di ampliamento) viene sostituito il detrusore iperattivo con un’ansa intestinale, costituendo così un serbatoio acontrattile (“neovescica”) che il paziente può svuotare mediante cateterismo intermittente, salvaguardando completamente la continenza.
Un altro approccio è costituito dalla resezione delle radici sacrali posteriori (denervazione detrusoriale): in questo modo viene interrotto l’arco riflesso, che è alla base dell’iperattività detrusoriale, ed il detrusore “pa- ralizzato” chirurgicamente, con riduzione della pressione all’interno della vescica. Anche in questo caso il paziente potrà svuotare la vescica con il cateterismo intermittente. La resezione delle radici sacrali posteriori, però, determina nell’uomo la scomparsa delle erezioni, per cui questo intervento viene eseguito quasi esclusivamente nelle donne.
Una ulteriore possibilità è rappresentata dall’impianto di uno stimolatore delle radici sacrali anteriori che consente al paziente, attraverso una specie di pace-maker impiantato nel sottocute dell’addome, di svuotare “a comando” la vescica: vengono comunque sempre sezionate le radici sacrali posteriori con conseguente perdita della funzionalità erettiva.
...continua