L’ARTETERAPIA NELLA MIELOLESIONE

Che cosa è?

L’Arteterapia Espressivo Relazionale si svolge nell’Atelier attraverso l’e- spressione personale e la creazione artistica non verbale e si occupa della persona e delle sue relazioni. Si tratta di un metodo terapeutico riabilita- tivo che mette in atto un processo di recupero. Fa scoprire che il fare e il creare apre un dialogo con il sé e fa emergere ed elaborare le proprie emozioni per imparare a contenerle e gestirle. Fa entrare in contatto con le proprie risorse, a volte risveglia risorse nascoste, qualità per creare nuove prospettive. Si muove nella sfera emozionale, affettiva, emotiva e nel limi- te della malattia fa vedere e vivere il limite.

È un intervento di aiuto, una relazione terapeutica non verbale attraver- so l’uso di colori Gouache. Il focus attentivo, più che sul prodotto nale inteso come materiale da interpretare, è posto sul processo creativo in sé. L’obiettivo è di espandere la consapevolezza di quello che c’è e non quello che vorremmo che fosse. È un lento e graduale processo di integrazione e di contatto con la realtà. Attraverso il “creare” si incrementa la consapevo- lezza di sé e si rende visibile in forma e colore quello che non ha parola. Inoltre dà la possibilità di percepirsi come persona capace di esprimersi e di fare. Si svolge sia in un contesto di gruppo che individuale. L’atto crea- tivo permette alla persona di mettersi in contatto con gli aspetti più intimi e nascosti di sé, si lavora per ritrovare un equilibrio con la convinzione che lo si può ricercare in ogni situazione durante l’intero arco dell’esistenza. La persona con lesione midollare ha subìto un trauma che porta ad uno stress globale: le sono richiesti numerosi adattamenti per se stessa e per quelli che la circondano, viene accompagnata nella ricostruzione di una esistenza con un corpo differente, non più come prima. Non c’è una per- sona uguale all’altra, ognuna ha la sua storia, il suo vissuto psicologico ed emotivo e la sua lesione midollare.

Le reazioni emotive possono essere molteplici: paura, ansia, rabbia, de- pressione. L’elaborazione della malattia passa attraverso varie fasi, che ciascuno vive in modo personale e con una progressione che può essere diversa.

Possiamo distinguere quattro fasi.
– Ri uto: le persone mettono in atto dei meccanismi di difesa, non accet-

tano la realtà, vivono come se fossero in un brutto sogno, in attesa di

risvegliarsi dall’incubo che li vede su una carrozzina.
– Rabbia e paura: un importante sentimento di rabbia viene riversato sui famigliari e su coloro che “se ne prendono cura”, è accompagnato da una forte chiusura in se stessi e rappresenta il momento della massima

richiesta d’aiuto.
– Depressione: la persona inizia a prendere consapevolezza che la sua vita

non sarà più come prima dell’evento.
– Accettazione: dopo un periodo lungo, spesso già fuori dall’ospedale, la

persona ha elaborato ed inizia ad accettare la sua nuova condizione di vita, i livelli di rabbia e depressione ancora presenti sono ora più lievi.

Come?

L’Arteterapia Espressivo Relazionale utilizza come medium privilegiato l’espressione pittorica nel contesto di una relazione terapeutica. Tre sono i livelli del lavoro arteterapeutico: il dipinto, la relazione e il processo.
1. Il lavoro sul dipinto. Il dipinto è un linguaggio non verbale composto da

metafore che si esprimono attraverso immagini. Esso non è l’illustrazio- ne di un disagio, né esprime un signi cato nascosto accessibile solo al terapeuta: semplicemente rappresenta in modo diretto e immediato, una forma, una realtà in se stessa. L’analisi del segno pittorico non attiene al livello simbolico, ma rimane aderente al signi cante stesso, le immagini non vengono interpretate ma piuttosto chiarite in modo dialettico attra- verso e durante la relazione terapeutica.

2. Il lavoro nella relazione. Attraverso una continua ricerca di incontro ci si sintonizza con la persona. L’assunto di base è che nella relazione terapeutica il “pittore” tende a riprodurre gli schemi relazionali che ca- ratterizzano la sua quotidianità. A questo livello, pertanto, si osservano le modalità verbali e non verbali con cui il “pittore” si mette in relazione sia con il suo prodotto sia con l’arteterapeuta: lo si aiuta a chiarire i suoi veri bisogni e ad assumersene la responsabilità, si cerca talvolta di ela- borare, gestire o modi care alcune modalità relazionali o certi modi di esprimere bisogni e paure. Così facendo si crea la possibilità di ampliare il proprio “contenitore interno” incrementando la capacità di relazionar- si con sé e con l’altro. La relazione viene intesa come comunicazione consapevole tra due persone, includendo il contesto circostante in un processo in divenire, attraverso gesti non verbali e una complessità di parole.

3. Il lavoro all’interno del processo. Si assume che i “pittori” affrontino la loro vita nello stesso modo in cui creano un dipinto. Il processo terapeu- tico si sviluppa nel “qui ed ora” e il quadro ne ssa la momentanea real- tà. Il dipinto è ciò che rappresenta e dice da solo: le parole non possono aggiungere ciò che esso non contiene. A partire da questa realtà l’autore ha la possibilità di riesaminare le scelte fatte, di riconoscere evitamenti e blocchi emotivi e allo stesso tempo di trovare e utilizzare nuove pos- sibilità. I “pittori” sviluppano la loro creatività imparando a immaginare alternative, ovvero a rischiare, e in questo modo acquisiscono autosti- ma, un miglior contatto con la nuova realtà e con se stessi.

Lavorando sull’emotività la persona si mette in uno stato di vulnerabilità con conseguenti comportamenti impulsivi, dove la reazione è automatica. Uno degli obiettivi dell’arteterapia è cercare di interrompere le reazioni impulsive creando uno spazio di consapevolezza. Si aiuta la persona, ad esempio, ad imprimere al gesto pittorico una direzione, a dosare il colore nella giusta quantità, il pennello diventa il mezzo del contatto: tale proces- so permette di limitare la reazione istintiva ed automatica alla frustrazione.

Dove?

Nella grande stanza Atelier. Un luogo di cura, cura di sé. Si usano i colori Gouache della Lascaux Svizzera, in quanto questo materiale sostiene ef – cacemente il processo di costruzione artistica che prevede l’attivazione del tatto, del contatto, del movimento e del ritmo. La sua consistenza tattile permette un’esperienza di pittura eccellente e di intrinseca bellezza.


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Tratto da "Blue Book - 201 risposte alla mielolesione" di Mauro Menarini e Judit Timar,
Versione completa con testo e immagini ordinabile in modo completamente gratuito.


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