Esiste anche la possibilità di trattare chirurgicamente le piaghe da decubito?

Se il trattamento locale non determina la guarigione (crescita del tessuto di “riparazione” dall’interno e riepitelizzazione) della LDD, è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico di plastica cutanea: lo scopo è quello di ricoprire l’ulcera con cute vascolarizzata (cioè dotata di proprie arterie e vene) così da facilitare la “chiusura” definitiva della piaga.

Gli interventi più efficaci sono rappresentati dai cosiddetti lembi autoplastici miofasciocutanei: si tratta di prelevare tessuto muscolare, sottocutaneo e cutaneo e trasferirlo nella sede della lesione con il proprio fascio vascolo-nervoso (peduncolo) in modo da mantenerlo autonomo .

La tecnica chirurgica (lembo di rotazione, di scollamento, plastica a Z), i muscoli da utilizzare, il momento in cui effettuare l’intervento variano in rapporto alle caratteristiche e alla localizzazione della piaga da decubito, nonché alle condizioni generali del paziente (peso, età, patologie associate, autonomia).

È importantissimo ricordare che è sempre previsto un periodo post-operatorio durante il quale il paziente non potrà assolutamente appoggiare sulla regione trattata per tempi a volte molto lunghi: è pertanto necessario che il soggetto venga adeguatamente informato e che sia dotato di presidi, ed assistenza adeguata, che gli consentano di mantenere la posizione prona per molti giorni, e/o di letti andidecubito ad altissimo potere preventivo (ad aria o uidizzati).

Il lembo dovrà essere controllato quotidianamente (da personale esperto), deterso ed eventualmente disinfettato; i drenaggi vanno attentamente monitorati e di solito i punti di sutura vanno rimossi dopo 20 giorni. Il paziente potrà iniziare a decombere, per breve tempo, sulla zona dell’intervento generalmente non prima di 30 giorni.

La ripresa del programma di riabilitazione motoria e funzionale dovrà essere graduale per evitare pericolose recidive delle lesioni.

Ricordiamo in ne l’intervento di “lipo filling” (dal greco lipos = grasso e dall’inglese to ll = infiltrare), solitamente effettuato a scopo preventivo in particolare in corrispondenza delle tuberosità ischiatiche: è una tecnica che, utilizzando il “proprio” tessuto adiposo (grasso), può aumentare lo spessore del tessuto sottocutaneo, creando un “cuscinetto” tra le prominenze ossee e il piano d’appoggio in maniera permanente, senza infiltrazione di sostanze estranee all’organismo. Il grasso viene prelevato tramite cannule di 3/5 mm di diametro e successivamente, con un meccanismo di lavaggio o centrifugazione, isolato dal resto dell’aspirato (sangue, plasma, tessuto connettivo). Una volta preparato, viene in ltrato nelle regioni cutanee da modificare con aumento volumetrico. Parte del grasso potrebbe essere riassorbito; il rimanente, una volta attecchito, rimane nella sede di impianto permanentemente.


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Tratto da "Blue Book - 201 risposte alla mielolesione" di Mauro Menarini e Judit Timar,
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