Che cosa si intende per “mano funzionale”?

Nel tetraplegico il trattamento riabilitativo, la prescrizione e l’utilizzazione di ausili per l’arto superiore sono finalizzati al recupero della cosiddetta “mano funzionale”.

“Mano funzionale” significa, in parole povere, modificare in maniera strutturata e duratura le caratteristiche della mano paralizzata in modo che possa funzionare almeno in parte per l’attività di presa e rilascio di oggetti. La modfica consiste nel provocare l’accorciamento dei tendini del palmo delle mani affinché, anche se i muscoli della presa sono deficitari, le dita possano “chiudersi” passivamente in determinate posizioni del polso/avambraccio assunte grazie alla motricità residua. Viene di solito eseguito un bendaggio, o più raramente confezionata un’ortesi su misura, con lo scopo di mantenere la mano in una posizione funzionalmente utile alla prensione (estensione dorsale del polso, essione delle articolazioni metacarpo-falangee, pollice addotto e in opposizione). Si inizia poi il trattamento rieducativo, durante il quale viene eventualmente modificata l’ortesi, per ottimizzare la manipolazione e la gestualità. La “mano funzionale” costituisce una metodica di competenza superspecialistica, conosciuta ed applicata quasi esclusivamente in Unità Spinale, anche perché “riesce” meglio se programmata ed iniziata in fase acuta, dopo mielolesione cervicale. È molto importante il coinvolgimento nel programma di tutto il personale e del paziente, onde evitare che il risultato venga in ciato da “movimenti inadatti” e “posizioni incongrue”: a volte bastano pochi minuti (al giorno) di queste ultime situazioni per “rovinare” settimane di complesso lavoro.


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Tratto da "Blue Book - 201 risposte alla mielolesione" di Mauro Menarini e Judit Timar,
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