Che significato può avere per il mieloleso la ripresa della stazione eretta e della deambulazione?

Quando i pazienti paraplegici hanno raggiunto la completa autonomia in carrozzina, se lo desiderano, possono iniziare l’addestramento all’uso dei tutori per la deambulazione. Questo però non è possibile per tutti i mielolesi: nei casi di lesione motoria completa cervicale e dorsale alta, non vi è praticamente alcuna indicazione all’uso di tutori. Nei soggetti con sezione midollare più bassa (da L2 a S5) e nei casi di lesione motoria incompleta con buon recupero della motricità sottolesionale si può invece procedere alla “tutorizzazione” degli arti inferiori: solo in questi casi, infatti, è ipotizzabile raggiungere la “deambulazione funzionale”, intendendo con ciò la capacità di utilizzare i tutori per gran parte della giornata per spostarsi, in maniera suf cientemente veloce e sicura, all’interno dell’ambiente domestico, o di lavoro, e anche al di fuori di esso, servendosi della carrozzina solo in casi particolari o per lunghi percorsi.

È sempre comunque da valutare anche nelle lesioni complete dorsali (e a volte cervicali basse), nonostante i pareri in proposito non sono concordi, se avviare il paziente alla cosiddetta “deambulazione terapeutica”, finalizzata al raggiungimento della posizione eretta e del cammino per sfruttare gli effetti positivi dell’ortostatismo e della mobilizzazione articolare.

A tale scopo, in ogni caso, è sufficiente l’utilizzazione di un stabilizzatore di statica o apparato di verticalizzazione (standing): il paziente può così mantenere la stazione eretta per almeno una o due ore al giorno, anche e soprattutto a domicilio dopo la dimissione. Il carico migliora la funzionalità del sistema circolatorio e di quello gastrointestinale, riduce la spasticità e previene le deformità articolari in essione degli arti inferiori; si possono associare esercizi per ottimizzare l’equilibrio del tronco e rinforzare la muscolatura del cingolo scapolare. Inoltre, il carico e la verticalizzazione in teoria favoriscono il trofismo osseo (in altri termini rallentano l’inevitabile insorgenza dell’osteoporosi), anche se non ci sono sicure evidenze in tal senso, almeno nelle mielolesioni.


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Tratto da "Blue Book - 201 risposte alla mielolesione" di Mauro Menarini e Judit Timar,
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