Che utilità hanno le attività in acqua dopo una mielolesione?

La riabilitazione in piscina e le attività ludico-ricreative e sportive in acqua possono avere molteplici vantaggi, sia in fase acuta che in fase stabilizzata dopo una lesione midollare.

Il trattamento riabilitativo in acqua ha numerosi effetti benefici sulle conseguenze della mielolesione, anche se sono in gran parte contesto-dipendenti ovvero limitati al momento dell’immersione o a un breve periodo successivo:

■ riduzione del dolore, della spasticità, delle contratture muscolari;
■ miglioramento della circolazione ematica e linfatica, contenimento/annullamento dell’ipotensione ortostatica;

■ modulazione della motricità attiva con possibilità di sfruttare la facilitazione o la resistenza offerta dall’acqua (in particolare la facilitazione permette di far prendere coscienza dell’attività volontaria no ad allora non evidente perché troppo debole per superare la gravità o l’ipertono degli antagonisti);

■ benessere psicofisico legato anche alla libertà di movimento senza ortesi, deambulatori, carrozzina;

■ possibilità di eseguire esercizi di ginnastica respiratoria e potenziamento della ventilazione (se si escludono i casi di grave insufficienza restrittiva, come nelle lesioni cervicali medio-alte).

I limiti e le controindicazioni sono veramente pochi. L’utilizzo della piscina terapeutica (o meglio l’utilizzo di una piscina con obiettivi terapeutici) può essere presa in considerazione una volta superata la fase di shock spinale e in condizioni di stabilità emodinamica e respiratoria, in assenza di lesioni da decubito e ssatori, e, se possibile, dopo svezzamento dall’ossigenoterapia, dalla tracheotomia, dal catetere vescicale e da ortesi spinali, anche se vi sono centri dove la presenza di questi elementi, grazie ad opportune precauzioni, non preclude l’immersione in acqua. La scelta deriva dal bilancio tra rischi-costi e benefici attesi e, molto, dalla disponibilità di operatori esperti e dalla motivazione del paziente e del terapeuta. Va tenuto conto delle eventuali turbe della termoregolazione e della sovradistensione vescicale da aumento della diuresi. L’incontinenza non è una controindicazione di per sé (se non per le eventuali conseguenze psicologiche di una “scarica” intestinale imprevista) ma può diventarlo per l’ambiente, soprattutto se si lavora in vasche collettive.

Per quanto riguarda le attività non prettamente riabilitative, la piscina offre la possibilità di (ri)conquistare una certa autonomia in acqua ed imparare, anche da parte dei tetraplegici completi con livello neurologico inferiore a C6 (e a volte C5), a nuotare: il nuoto, se praticato con regolarità, costituirà uno strumento importantissimo nel cosiddetto mantenimento e nella prevenzione dei danni da sedentarietà.


...continua

Tratto da "Blue Book - 201 risposte alla mielolesione" di Mauro Menarini e Judit Timar,
Versione completa con testo e immagini ordinabile in modo completamente gratuito.


ORDINA LA TUA COPIA GRATUITA