In che cosa consiste, in particolare, la farmacoinfusione intracavernosa?

La farmacoinfusione intracavernosa (FIC) di farmaci vasoattivi rappresen- ta una delle metodiche terapeutiche più efficaci e diffuse per favorire la ripresa dell’attività erettiva nel paziente mieloleso.

È una tecnica che prevede di iniettare, direttamente nei corpi cavernosi del pene, un farmaco cosiddetto “vasoattivo”, cioè in grado di far affluire il sangue nei corpi cavernosi e determinare una erezione del tutto simile a quella normale: l’iniezione viene effettuata mediante un ago da insulina, lateralmente o a livello del glande, dal paziente stesso (autoiniezione), o dalla partner (se il paziente è tetraplegico), qualche minuto prima del coito. Prima di procedere all’autoiniezione domiciliare il paziente deve essere adeguatamente addestrato e devono essere somministrate, sotto controllo medico, dosi via via crescenti di farmaco no a raggiungere il dosaggio efficace a realizzare una erezione di validità e durata tale da consentire un rapporto sessuale soddisfacente per il paziente e la propria partner.

Il farmaco attualmente più utilizzato per la FIC è la prostaglandina E1 (PGE1): un tempo veniva somministrata la papaverina e la fentolamina il cui uso è stato quasi completamente soppiantato dalla PGE1, sostanza praticamente priva di effetti collaterali.

Le possibili complicanze sono rappresentate da priapismo (erezione che si protrae per oltre 6 ore, per sovradosaggio farmacologico o ipersensibilità individuale), ecchimosi nel punto di iniezione, dolore e brosi (indurimento del pene).


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Tratto da "Blue Book - 201 risposte alla mielolesione" di Mauro Menarini e Judit Timar,
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